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Al primo sguardo di uno straniero, la Bosnia-Erzegovina del 1875 appare come una terra pervasa da odii etnici, ingiustizie sociali e intolleranze religiose. Eppure Arthur J. Evans - l'archeologo che anni dopo avrebbe portato alla luce il palazzo di Cnosso - si distingue da tutti gli altri viaggiatori dell'epoca: colse infatti le forme di sincretismo culturale caratteristiche della regione. Forse Evans cercava una soluzione o almeno un contrappeso a quelle conflittualità religiose, etniche e sociali che si manifestavano nell'insurrezione, di cui si trovò testimone involontario. È la profondità di questo sguardo a rendere il resoconto di Evans ancora così suggestivo per chi osserva la realtà bosniaca di oggi.